Manca tal modello all'Architettura: ma ella ne ha un altro sostituitole dalla industria naturale degli uomini in costruire le loro prime abitazioni. La rozza capanna è l'Architettura naturale, e il modello della bellezza dell'Architettura civile.
Or se l'Architettura è un'arte d'imitazione, la sua bellezza consisterà, come quella di tutte le altre belle Arti, nell'imitare la bella Natura, cioè nell'imitare per nostro utile e diletto una scelta di parti naturali perfette, componenti un tutto perfetto, il quale naturalmente non si dà. La Natura non forma mai un tutto perfetto, almeno secondo la nostra maniera di pensare; ma ha sparse in qua e in là produzioni perfette, che l'uomo di gusto e di genio dopo molte osservazioni sceglie e combina più convenientemente al suo soggetto, e ne forma un tutto compito, che è quel, che si chiama la Bella natura.
Se il fabbricare è uno de' più universali, e de' più antichi mestieri, e forse anteriore per la sua necessità a quello di dipingere e di scolpire, non siepe perciò, che l'Architettura possa vantare una consimile data. La Pittura, e la Scultura sembrano di più facile miglioramento, non solo pel più facil maneggio de' colori, e della plastica, ma spezialmente per gli originali, che si propongono da imitare, e che la Natura presenta sempre e a tutti in ogni parte.
All'incontro l'Architettura prima di ridursi ad Architettura, secondo la nostra definizione, che per maggior chiarezza replichiamo, cioè ad arte e a scienza di fabbricare, ha dovuto stentare molto per difetto del modello naturale, che non ha. E per lo steso motivo ella è più esposta a decadenze e a rivoluzioni.
Ella ha bisogno d'un ragionamento continuato.
V'è cosa più astrusa? E perché la colonna ha da essere in que' rapporti?
Non ne veggo subito la ragione, e do in pertiche, o in torsi. Onde se il fabbricare è della più remota antichità, e d'una universalità la più estesa, il fabbricare con intelligenza, che è ciò che costituisce l'Architettura, è ristretto in angusti limiti di tempo e di luogo. Troppo angusti, e dovrebbero essere illimitati.
L'Architettura, come ogni altra bell' arte, è soggetta alle seguenti regole generali:
I. In tutte le sue produzioni deve regnar sempre un piacevole rapporto tra le parti e il tutto; il che è compreso sotto il nome di simmetria.
2. Deve regnarvi varietà, che tolga allo spettatore la noja; e unità che gli impedisca il disordine, e la confusione ; e questo è compreso dalla euritmia.
3. E' necessaria la convenienza, ossia il decoro, che faccia un giusto uso della simmetria, e della euritmia, e di quella relazione, che deve passare tra un edifizio e il suo destino, tra gli ornamenti
e la qualità della fabbrica, adattandole i più proprj, e i più confacenti alla sua magnificenza, mediocrità, o semplicità.
4. Se l'Architettura è figlia della necessità, tutto il suo bello deve comparir necessario, e fatto per il bisogno. In niuna arte di piacere deve mai scoprirsi l'artifizio; onde tutto quello, che si fa per mero ornamento è vizioso.
5. I principali ornamenti dell'Architettura sono i suoi ordini, i quali piuttosto che ornamenti sono realmente l'ossatura della fabbrica, e parti essenziali di essa. Si possono perciò gli ordini definire
ornati necessari prodotti dalla natura stessa dell'edifizio. E tutti gli altri ornamenti dell'Architettura soggiacciono alla stessa legge.
6. Dunque in Architettura l'ornato deve risultare dal necessario: niente ha da vedersi mai in una fàbbrica, che non abbia il suo proprio uffizio, e che non sia integrante della fabbrica stessa; onde
quanto è in rappresentazione, deve essere sempre in funzione.
7. Dunque non bisogna mai far cosa, di cuì non si possano rendere buone ragioni.
8. Le ragioni debbono dedursi dalla origine, e dall'analisi di quella primitiva Architettura naturale, dalla capanna, la quale ha prodotta la bella arte d'imitazione, l'Architettura civile.
Quella è la norma direttrice degli Artisti nelle loro opere, e degl'intendenti nell'esame di esse. Tutto ha da esser fondato sul vero, o sul versimile. Quello, che non può sussistere veramente, e in realtà, non può approvarsi, ancorchè fatto per apparenza.
9. Gli esempj e le autorità, di qualunque strepitoso genere sieno, non imporranno mai a chi vuole essere ragionevole.
Questi principj sono tutti positivi, costanti, generali, perché appartengono alla natura stessa della cosa, e al buon senso, e costituiscono presi insieme la vera ed essenzial bellezza dell'Architettura.
Ma se si perdon di mira, addio Architettura: ella non è più scienza, non è più arte; divien moda, capriccio, delirio.
Tratto da:
Memorie degli Architetti antichi e moderni, Francesco Milizia, Parma, dalla Stamperia Reale 1781
Or se l'Architettura è un'arte d'imitazione, la sua bellezza consisterà, come quella di tutte le altre belle Arti, nell'imitare la bella Natura, cioè nell'imitare per nostro utile e diletto una scelta di parti naturali perfette, componenti un tutto perfetto, il quale naturalmente non si dà. La Natura non forma mai un tutto perfetto, almeno secondo la nostra maniera di pensare; ma ha sparse in qua e in là produzioni perfette, che l'uomo di gusto e di genio dopo molte osservazioni sceglie e combina più convenientemente al suo soggetto, e ne forma un tutto compito, che è quel, che si chiama la Bella natura.
Se il fabbricare è uno de' più universali, e de' più antichi mestieri, e forse anteriore per la sua necessità a quello di dipingere e di scolpire, non siepe perciò, che l'Architettura possa vantare una consimile data. La Pittura, e la Scultura sembrano di più facile miglioramento, non solo pel più facil maneggio de' colori, e della plastica, ma spezialmente per gli originali, che si propongono da imitare, e che la Natura presenta sempre e a tutti in ogni parte.
All'incontro l'Architettura prima di ridursi ad Architettura, secondo la nostra definizione, che per maggior chiarezza replichiamo, cioè ad arte e a scienza di fabbricare, ha dovuto stentare molto per difetto del modello naturale, che non ha. E per lo steso motivo ella è più esposta a decadenze e a rivoluzioni.
Ella ha bisogno d'un ragionamento continuato.
V'è cosa più astrusa? E perché la colonna ha da essere in que' rapporti?
Non ne veggo subito la ragione, e do in pertiche, o in torsi. Onde se il fabbricare è della più remota antichità, e d'una universalità la più estesa, il fabbricare con intelligenza, che è ciò che costituisce l'Architettura, è ristretto in angusti limiti di tempo e di luogo. Troppo angusti, e dovrebbero essere illimitati.
L'Architettura, come ogni altra bell' arte, è soggetta alle seguenti regole generali:
I. In tutte le sue produzioni deve regnar sempre un piacevole rapporto tra le parti e il tutto; il che è compreso sotto il nome di simmetria.
2. Deve regnarvi varietà, che tolga allo spettatore la noja; e unità che gli impedisca il disordine, e la confusione ; e questo è compreso dalla euritmia.
3. E' necessaria la convenienza, ossia il decoro, che faccia un giusto uso della simmetria, e della euritmia, e di quella relazione, che deve passare tra un edifizio e il suo destino, tra gli ornamenti
e la qualità della fabbrica, adattandole i più proprj, e i più confacenti alla sua magnificenza, mediocrità, o semplicità.
4. Se l'Architettura è figlia della necessità, tutto il suo bello deve comparir necessario, e fatto per il bisogno. In niuna arte di piacere deve mai scoprirsi l'artifizio; onde tutto quello, che si fa per mero ornamento è vizioso.
5. I principali ornamenti dell'Architettura sono i suoi ordini, i quali piuttosto che ornamenti sono realmente l'ossatura della fabbrica, e parti essenziali di essa. Si possono perciò gli ordini definire
ornati necessari prodotti dalla natura stessa dell'edifizio. E tutti gli altri ornamenti dell'Architettura soggiacciono alla stessa legge.
6. Dunque in Architettura l'ornato deve risultare dal necessario: niente ha da vedersi mai in una fàbbrica, che non abbia il suo proprio uffizio, e che non sia integrante della fabbrica stessa; onde
quanto è in rappresentazione, deve essere sempre in funzione.
7. Dunque non bisogna mai far cosa, di cuì non si possano rendere buone ragioni.
8. Le ragioni debbono dedursi dalla origine, e dall'analisi di quella primitiva Architettura naturale, dalla capanna, la quale ha prodotta la bella arte d'imitazione, l'Architettura civile.
Quella è la norma direttrice degli Artisti nelle loro opere, e degl'intendenti nell'esame di esse. Tutto ha da esser fondato sul vero, o sul versimile. Quello, che non può sussistere veramente, e in realtà, non può approvarsi, ancorchè fatto per apparenza.
9. Gli esempj e le autorità, di qualunque strepitoso genere sieno, non imporranno mai a chi vuole essere ragionevole.
Questi principj sono tutti positivi, costanti, generali, perché appartengono alla natura stessa della cosa, e al buon senso, e costituiscono presi insieme la vera ed essenzial bellezza dell'Architettura.
Ma se si perdon di mira, addio Architettura: ella non è più scienza, non è più arte; divien moda, capriccio, delirio.
Tratto da:
Memorie degli Architetti antichi e moderni, Francesco Milizia, Parma, dalla Stamperia Reale 1781
2 commenti:
A noi piacciono le storie di casa non sulle case..
ma questa è bella, come se avesse visto avanti...
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